I Clivi: l’anello di congiunzione fra Collio e Colli Orientali

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Mario Zanusso presenta Galea e Brazan, diverse interpretazioni del Friulano, due vini figli del terroir

UDINE. Due vigneti, due DOC, due territori, due diversi racconti del simbolo enologico del Friuli. Galea e Brazan sono i due vini 100% Friulano che incarnano l’anima de I Clivi, la cantina di Corno di Rosazzo (Udine) che coltiva le sue vigne tra il Collio Goriziano e i Colli Orientali del Friuli, in due territori classici della storia del vino italiano.

“Le viti da cui ricaviamo questi due vini – spiega Mario Zanusso, titolare de I Clivi assieme al padre Ferdinando – hanno un’età compresa tra i 60 e gli 80 anni e si trovano, nonostante la vicinanza geografica e il substrato pressoché identico, in due terroir completamente diversi, tanto che a noi piace considerarli dei cru. I vini che ne nascono sono infatti unici e sono meno legati alle note strettamente varietali del vitigno. Sono figli di due terroir diversi, uno più bello dell’altro, in grado entrambi di dare grandi vini capaci di lungo invecchiamento. E sono figli di un vitigno che negli ultimi anni è stato – a torto – un po’ dimenticato”.

I due vigneti sono distanti pochi chilometri uno dall’altro, ma ricadono in due diverse zone a Denominazione di Origine sulle pendici di due colline a 200 m sul livello del mare. Galea, che deve il suo nome all’elmo in cuoio utilizzato dai legionari romani, nasce sulle colline di Gramogliano a Corno di Rosazzo, nei Colli Orientali del Friuli. Il vigneto è in una zona asciutta e soleggiata, che dona al vino sfumature di pietra focaia, mandorle e miele.

Il Brazan è invece traslitterato da bracan, il nome in dialetto del borgo di Brazzano di Cormons, ed è profondamente legato ai venti che giungono dall’Adriatico e si infrangono sul monte Quarin. La vigna è più fresca e umida, con maggiore escursione termica e l’influenza del mare rende il Brazan più sapido, profondo ed elegante. Si caratterizza per essere fortemente idrocarburico con intense note di anice e pompelmo rosa.

“Da sempre crediamo – continua Zanusso – che il valore delle due Denominazioni sia alla pari e cerchiamo di dimostrarlo anche concretamente”.

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