San Salvatore 19.88 nell’Olimpo delle migliori cantine al mondo

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San Salvatore

La Falanghina Campania entra nei 100 top wines 2022 selezionati da Wine Spectator. Il patron Pagano: “Premiato un percorso fortemente legato al nostro territorio”

San Salvatore 19.88 scala l’Olimpo dei vini mondiali. È di qualche ora fa l’annuncio che la Falanghina Campania 2021 della cantina del Cilento è entrata nella lista dei Top 100 Wines 2022 di Wine Spectator, l’elenco dei cento migliori vini al mondo selezionati dalla prestigiosa rivista americana tra tutte le etichette degustate nel 2022. Si tratta di un riconoscimento prestigiosissimo, che fa della cantina guidata da Giuseppe Pagano un riferimento a livello mondiale per la vitivinicoltura campana e, più in generale, del Sud Italia.

San Salvatore

A questo si aggiunge la notizia diffusa nei giorni scorsi, in occasione dell’evento “Wine2Wine” che si è svolto a Verona, dell’ingresso di San Salvatore 19.88 in OperaWine 2023 di Wine Spectator, Finest Italian Wines: Great Producers selected by Wine Spectator. Come dice il nome stesso, OperaWine è l’evento esclusivo che offre agli operatori specializzati di tutto il mondo la possibilità di conoscere i migliori vini italiani. Ogni anno, gli italian reviewer Alison Napjus e Bruce Sanderson sottopongono a un attento esame visivo e gusto-olfattivo i vini italiani selezionati e assegnano a ciascuno un punteggio sulla base di diversi criteri. Da questo processo viene fuori l’eccellenza dei produttori italiani: 130 cantine da tutta la penisola che, pur nella differenza di territorio, stile produttivo e dimensioni aziendali, sono accomunate dall’altissima qualità dei vini prodotti. Tra queste anche San Salvatore 19.88.

Peppino Pagano
Peppino Pagano

“È un grande onore aver ricevuto questi prestigiosissimi riconoscimenti – dichiara Giuseppe Pagano, patron di San Salvatore 19.88 – che rappresentano il coronamento di un percorso molto intenso nel corso del quale abbiamo consumato scelte coraggiose, con l’obiettivo di dare visibilità al nostro territorio e di dare vita a prodotti che rispecchiassero le caratteristiche uniche del Cilento. Il coraggio viene sempre premiato insieme alla determinazione. E i risultati così lusinghieri che oggi raccogliamo rappresentano la conferma della bontà di questo nostro approccio”.

San Salvatore 19.88 (19 dal giorno in cui si festeggia San Giuseppe, in omaggio al fondatore e anima della cantina, e 88 dal doppio infinito, “perché uno potrebbe non bastare”) è una cantina a totale conduzione biologica, la cui attività si fonda da sempre sul rispetto della biodiversità, dalla vigna al bicchiere, di un luogo dal grande fascino e dalla forte identità come il Cilento, un luogo “dove il tempo rallenta”, come recita il claim dell’azienda agricola, e dove la vita ha un sapore diverso, ogni limite diventa orizzonte, il passato diventa futuro e la tradizione modernità. Il concetto di green per San Salvatore significa essere umani, integrando fortemente l’attività con le persone e con il microclima locale, promuovendo un modello nuovo di fare azienda al Sud: una visione più moderna di questa terra per trasformarla in un luogo nel quale ritornare; una terra viva e ricca di potenzialità che aspetta solo nuove energie per brillare. Un nuovo Rinascimento.

I vigneti di San Salvatore guardano il mare ma arrivano fino ai 600 metri slm, una vera e propria sfida agricola che regala uve pregiate ed aromatiche e vini straordinari, amati in tutto il mondo. Un viaggio che racconta il Cilento e che inizia dal mare, dall’antichissima storia di Paestum o dalle montagne di Stio, e che finisce nella moderna cantina di Giungano, dando vita a prodotti che sono una interpretazione perfetta del terroir nel quale nascono: 160 ettari divisi tra vigne, frutteti, uliveti, bosco ed allevamenti di bufali. Un microcosmo – energeticamente autosufficiente e a impatto ambientale zero grazie ad un impianto di biogas e tre impianti fotovoltaici – che incanta chiunque arrivi in questa terra, ben sintetizzato dalla “parola guida” di Peppino Pagano, ovvero la parola greca “kalokagathia”, che significa “il bello e il buono”. Perché se è vero che non può esserci del buono senza il bello, qui lo si può vedere con i propri occhi, attraverso un’interpretazione del tutto unica del Cilento.

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