L’azienda Paololeo: coscienza, rispetto e lungimiranza

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Paololeo

L’azienda Paololeo nata nel 1989, oggi arrivata alla sua quinta generazione, è una cantina situata nel cuore del Parco del Negroamaro, nel Salento. La passione di Paolo Leo e della sua famiglia hanno messo in primo piano proprio i valori familiari e il rispetto del territorio in tutte le sue espressioni.

Coscienza, rispetto e mentalità imprenditoriale sono le parole chiave di questa impresa familiare, che dal vino sfuso ha portato avanti con entusiasmo la produzione del vino salentino imbottigliandolo e facendolo conoscere.

Da sempre lungimirante e sognatore, oggi Paolo, coadiuvato dalla moglie Roberta, e dai quattro figli Nicola, Stefano, Alessandro e Francesco, ha costruito mattone dopo mattone, una realtà solida e autentica.

Tutto inizia nella cantina di San Donaci, Paolo ha poco più di 20 anni e lavora già nell’azienda del padre, prima del nonno e bisnonno, quando sposa Roberta, giovanissimo. Si conoscono da sempre, essendo entrambi di San Donaci, e insieme già dall’inizio del loro matrimonio, guardano ai sogni e al futuro e chiedono agli invitati di regalargli una busta con quel che ognuno può dare per permettere loro di posare il primo mattone per costruire una cantina nuova dove fare il proprio vino. Una richiesta per l’epoca inusuale ma come ricorda ancora oggi Paolo: «in ogni mattone c’è un po’ di ognuno degli invitati al matrimonio».

Paololeo

Passo dopo passo, dopo la fortuita partecipazione al Vinitaly nel 1999, come visitatore, si accende una luce nella mente di Paolo, portandolo a fare il salto di qualità, iniziando a imbottigliare il proprio vino per partecipare alla fiera; in quell’anno nasce il suo Primitivo Salento IGP Fiore di Vigna, il primo vino imbottigliato da Paololeo.

Da qui Paolo non si è più fermato arrivando a quella che è oggi la loro realtà, che conta 70 ettari di vigne di proprietà, con una produzione complessiva che si aggira sotto i sei milioni di bottiglie e che vede i loro vino collocati per il 60% sul mercato estero, in particolare in paesi quali Danimarca, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Germania, Svizzera, USA, Brasile e altri.

Dal 2009 in azienda entra anche Nicola, il loro primogenito, che si forma come enologo e che da allora ha contribuito alla crescita produttiva dell’azienda e a portare sempre nuove idee. A Nicola si sono affiancati successivamente anche gli altri fratelli. Stefano, dinamico ed esuberante che, grazie ai viaggi e al suo percorso di studi, ha messo a frutto la sua esperienza internazionale e oggi si occupa dell’export; e i due gemelli, Alessandro e Francesco, che gestiscono il marketing e la comunicazione della cantina.

L’azienda di San Donaci è il cuore produttivo, ed è che qui nascono i vini simbolo della cantina e riposano nell’ampia bottaia le produzioni destinate ai lunghi affinamenti. Un luogo che unisce il fascino di un lavoro antico alla funzionalità moderna, che si estende su 17.000 mq, con una linea di imbottigliamento completamente automatizzata, una capacità di 110.000 hl di vino. A questa si affianca un’antica masseria del 1500 circondata da vigne, che presto verrà restaurata e resa fruibile.  Altro progetto recente – completato nel 2022 – è la cantina di Monteparano, nella denominazione del Primitivo di Manduria, frutto del recupero della sede della storica cantina sociale della città. Qui la produzione è basata su lunghi rapporti di fiducia con i viticoltori locali, piccoli proprietari che aderiscono al “progetto qualità” e vengono seguiti tutto l’anno dall’agronomo della Paololeo. Una cantina estesa su 7.000 mq, con una capacità di 50.000 hl che diventerà presto anche un luogo dedicato all’enoturismo.

Paololeo

Le varietà principali coltivate sono quelle locali, che vanno dal Primitivo al Negroamaro, dalla Malvasia bianca e nera di Lecce, al Susumaniello, senza però aggiungere varietà quali Fiano, Pinot Grigio e Chardonnay.

Come afferma Paolo Leo: «Abbiamo scelto di dedicarci prevalentemente alle varietà del nostro territorio, perché senza di esse non c’è vera identità. Per questo motivo, da sempre, la nostra azienda investe anzitutto su Negroamaro e Primitivo, vitigni simbolo della Puglia».

Sono infatti Orfeo, il loro Negroamaro nato nel 2001 e Fiore di Vigna e Passo del Cardinale, entrambi prodotti da uve Primitivo, che ancora oggi ne caratterizzano la cifra stilistica.

Ma accanto a questi loro vini, senza dubbio identitari, si affiancano molte altre varietà locali, tra queste la Malvasia Nera, sicuramente spesso sottovalutata, ma che trova nel MoraMora e RosaMora, voluti da Nicola, due espressioni contemporanee e piacevoli.

Ultima sfida aziendale è inoltre quella di mettere in risalto anche altre varietà, come la Verdeca e il Maresco, protagoniste del nuovo progetto di Cantina Sottomarina.

La Paololeo ha infatti scelto di incantinare in mare 1.011 bottiglie di Metodo Classico, dal nome Mormora, nelle acque della riserva marina di Porto Cesareo. Questa bollicina metodo classico è ottenuta dalle due varietà autoctone, la Verdeca e il Maresco. Un progetto che ha una valenza duplice, non solo quella sperimentale e di valorizzazione di queste due varietà, ma che si lega anche all’attenzione per l’ambiente, che da sempre la Paololeo persegue. La scelta di incantinare in mare è stata pensata infatti nell’ottica del risparmio energetico, perché non necessita di impianti di refrigerazione e di giropallett, in quanto la natura offre già tutto il necessario. Come ha sottolineato Nicola Leo: «Con questo obiettivo condurremo uno studio assieme all’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. La scelta di affinare le bottiglie in mare è spinta anche dalla volontà di sfidare le mille potenzialità del vino e dimostrare la sua grande versatilità grazie alla valorizzazione di due varietà autoctone pugliesi».

A fine settembre è avvenuta una prima valutazione dello stato di avanzamento del Mormora grazie al prelievo di alcune bottiglie da parte dei sommozzatori. Un confronto con lo stesso vino lasciato affinare in cantina, che seppur con differenze lievi, ha mostrato una espressività interessante.

Paolo e Roberta Paololeo

In ogni caso la sperimentazione è ancora in corso e i primi risultati concreti si vedranno senza dubbio dopo che saranno trascorsi almeno 12 mesi di affinamento, a seguito dei quali le bottiglie saranno ripescate.

Un’operazione interessante anche per i possibili sviluppi futuri, legati non solo all’unicità del prodotto, ma anche al tramite dello stesso come legame con le attività di pesca-turismo e le escursioni a tema naturalistico nella zona.

Del resto tra i tanti obiettivi che l’azienda Paololeo porta avanti, c’è anche l’attenzione verso l’accoglienza e l’enoturismo; l’ospitalità è un’attitudine per la famiglia Leo che apre le porte ai tanti enoturisti appassionati che desiderano conoscere tutto quello che è racchiuso oltre la bottiglia.

Per questo le proposte non riguardano la sola visita in cantina, ma vere e proprie esperienze polisensoriali: camminando tra i vigneti e inspirando i profumi della bottaia, gli appassionati potranno scoprire i tanti sapori della Puglia, abbinati ai vini che questa terra generosa dona.

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