Le sue mani sapevano di terra e sale

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azienda agricola san giovanni

Un viaggio nell’Azienda agricola San Giovanni e tra i filari della vigna che affaccia sul mare, alla scoperta dei vitigni del Cilento

Mi accarezzava piano, mentre sfogliava qua e là e raccoglieva i frutti. Il legno dell’uva è di un duro strano, solo chi sa tenerne cura può sapere la sua vera tenacia e la sua estrema delicatezza. Così, come ogn’anno, da più di quarant’anni, mi sento sfiorare e toccare e carezzare, quasi – quasi a volermi ringraziare, d’essere ancora qua – più forte e tenace che mai. Fu la prima volta quando mi sentii rinascere in questo posto che affaccia sul mare, con una veduta da mozzare il fiato. Fiancata di una collina che porta il nome di un antico monastero – Dio solo sa la storia che fu prima – e qualche avventuriero a ricercarne le antiche tracce; mettiamo radici e facciamo nascere un nuovo mondo.

Prima erano case. Contadini e agricoltori del posto, coloni costretti a lasciare tutto per una giocata andata a male: il tutore di quelle terre perse il suo vero oro. Così, gente povera e che a stento viveva di stenti, piuttosto che comprare un fazzoletto di terreno dal nuovo proprietario, decise di lasciare in tronco baracca e burattini e di scendere in quella che divenne la città. La macchia del mare nostro, nel tempo, vi fece da padrona: con la rapidità che la caratterizza tolse il posto alle antiche colture, e arricchì il terreno delle proprie variabili radici.

L’ultimo zac lo sento sempre più netto. Come il saluto di addio, sai quand’è l’ultimo, finché non arriva col viaggio di ritorno. Si aggrappano gli ultimi alle mani di un architetto. Acini densi, carichi e soleggiati, concentrano il gusto e ne enfatizzano il profumo. Il nostro vino s’ha d’a-mare. Portano il segreto del mestiere che fu, lasciato per amore di padre e di terra. Padre, che per primo decise della mia sorte, acuto nell’intuizione, fortunato coi consiglieri. Il più piccolo dei vigneti, il mio; diventato il più prestigioso nel tempo. Tant’è che, all’inizio, nemmeno una goccia ne veniva venduta.

Hanno cominciato col bianco sulla fiancata di Tresino: ne viene fuori un Paestum che è una meraviglia. Fresco e pungente, senti le spezie e il profumo del mare -ce lo senti dentro davvero, ad ogni sorso. Siamo nati qua insieme, Fiano che regala ad oggi due sapienti e caratteristici bianchi. Il vino vero racconta la terra in cui nasce.

Architetto che era un uomo di città; ma quando ti entra l’amore negli occhi è difficile a liberarsene. Così, tra terra e cuore, fa le proposte che lei accetta. Lei, avvocato della stessa città, molla tutto e, senza acqua né corrente, vota la propri a vita a San Giovanni, l’ormai azienda.

Ogni volta ai passanti, turisti che adorano l’escursione, che affrontano la camminata sul sentiero sterrato solo per godere della terrazza e della veduta alla fine, racconta di quanto fossero fuori dal mondo, quello così come lo conosciamo: all’inizio, nessun modo per avere la linea telefonica, la corrente generata a tratti in proprio, nelle sole ore serali per non impattare l’ambiente circostante – e i figli piccoli che studiavano al lume delle candele, e la cucina fuori dall’abitazione, e il freddo e gli ostacoli dell’amministrazione locale, e l’amore che non li ha mai fatti demordere davanti a tutte le avversità. Conclude, sempre, col “abbiamo avuto la linea elettrica sei anni fa. Solo”.

Tutto questo ha sempre fatto sì che fosse viva l’autenticità del posto e di ciò che produce: apprezzabili quantitativi di olio, uliveti che si fanno spazio tra macchia e viti. Uve che respirano rigorosamente l’aria di mare, tutti i giorni; non un solo acino proviene da altrove.

I vigneti più giovani hanno piantato quelle stesse mani, in quota, dai quali si fanno il Maroccia e il Catellabate: profumo salato, pepato al gusto; artisti della luce sono rimasti ammaliati dal rubino del secondo e dalla lacrima che viene arrestata sulla rugosa etichetta, puntualmente, alla degustazione del primo.

Il mare ci fa da specchio: arricchisce il calore, concentra il gusto, è come se da cielo e terra prendessimo tutto due volte.

Il vero resto del miracolo, poi, avviene in cantina. Ma, quella, è un’altra storia.

azienda agricola san giovanni

L’Azienda agricola San Giovanni

Ida Budetta e Mario Corrado vi hanno messo cuore, testa e anima, ed hanno completamente stravolto le loro vite per dedicarsi all’Azienda Agricola San Giovanni, fondata dal padre dello stesso Mario. Ogni anno coltivano venti ettari di terreno, intaccando al minimo l’ambiente, preservando la macchia mediterranea che cresce tutt’intorno alla loro tenuta e della quale fanno punto di forza e vivida caratteristica. I loro vini sono ricchi di gusto, e rappresentano appieno la loro idea: far parlare, al vino, della propria terra. Non c’è volta in cui comprano uve estere, non c’è volta in cui intralciano il divenire della natura: ne colgono i preziosi frutti, e ne fanno vini tra i più buoni che l’Italia possa offrire, e i migliori che il Cilento ha da regalare.

Cinque le etichette che li contraddistinguono, denominate secondo regola di estensione del vigneto

Paestum, fiano per la maggiore, trebbiano e greco

Tresinus, in onore di Punta Tresino, cento per cento fiano

Castellabate, aglianico per la gran parte e per la ventesima piedirosso

Maroccia, aglianico puro

In ultimo, il Ficonera, fuori da ogni classica degustazione: cento per cento piedirosso, proviene da un piccolo vigneto piantato in principio e del quale, all’epoca, nemmeno vendavano, data la quantità limitata di vino che se ne produce. Ad oggi, le ottocento bottiglie all’anno ne fanno il più prezioso della Casa.

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